Da Carola Rackete a Piazza Tahrir, le ”beatitudini laiche” di Francesco Camattini
Questo disco fortemente radicato nella contemporaneità, nasce dell’esigenza di mettere in scena persone, storie e suggestioni poetiche capaci di risvegliare, a livello individuale e collettivo, un alto senso di responsabilità verso gli altri e verso il Pianeta che ci ospita. Un’affermazione, in fondo, che tra i compiti degli Artisti c’è quello di riconoscere gli elementi critici del presente e offrire un punto di vista originale e una “pista” possibile da percorrere.
Per questo il disco ospita una canzone come “Capitana”, dedicata a Carola Rackete che ha agito mossa da un profondo senso di umanità e nella quale si può scorgere una sorta di Antigone contemporanea che sfida la legge – e la sua oppressione fisica e morale – per realizzare ciò in cui crede. Nella rivisitazione in chiave elettronica de “Il testamento del capitano” (brano inciso nel nostro immaginario collettivo) Camattini mette in scena e fa trasparire uno struggente inno alla pace, attraverso la voce di un alpino che detta le sue ultime volontà ai suoi compagni di lotta. Una canzone tradizionalmente legata al primo conflitto mondiale diventa così una sorta di “beatitudine laica” e un’invocazione di pace.
Con questo nuovo lavoro l’autore ha messo in musica una sorta di Libro delle Beatitudini del nostro tempo che trae libera ispirazione (e anche per questo “tradisce”) dalle “vere” beatitudini:
Camattini poi ha messo in musica un toccante testo tratto da “La vita è sogno” di Calderon de la Barca che è diventato il testo de “Sueña el Rey”, nel quale da un lato compare l’inganno in cui vivono costantemente i ricchi e i potenti contrapposti – per contrasto – chi vive nell’ombra cercando semplicemente una vita onesta. Spiega l’autore:
In questo mio lavoro le vere e proprie canzoni sono scandite da alcuni versetti musicati in forma di brevi corali in stile contemporaneo, versetti che enucleano delle Beatitudini sui generis, un omaggio a quelle “vere” troppo alte per essere cantate in un disco in cui è l’umano e solo l’umano a dover fare i conti con se stesso.
Il disco si chiude con un corale a quattro voci le cui parole sono liberamente ispirate ad una frase di I. Calvino di grande potenza e che l’autore riscrive con un pizzico di ironia: “L’Inferno è il tempo che condividiamo, il Paradiso il sogno di un Marxiano, per realizzarlo occorre vigilare, far spazio al Bene e riconoscere dove è il Male”.
Tra le collaborazioni musicali di questo disco: Roberta Baldizzone (arrangiamenti), Alessandro Sgobbio (arrangiamenti), Leonardo Morini (arrangiamenti), Francesca Cassinari, Ewa Lusnia, Roberto Rilievi, Glauco Zuppiroli, Simone Conti, Fabiano Corso.