“Solo vero sentire”, un disco slow listening – musica e parola poetica da assaporare lentamente e in profondità.
Affacciati alla finestra di una casa sospesa sull’acqua a guardare noi stessi, osservando “le cose che abbiamo fatto” piuttosto di “quelle dette”, perché sono le prime – in fondo – che decidono “chi siamo”. Desiderosi di non disertare “questo nostro secolo” e il tempo in cui viviamo, anche se pieno di “inganni e immondizia”, ma con piena fiducia in quello che sarà se anche noi daremo il nostro contributo. Coinvolti e commossi dalla storia di una pastorella e del suo agnellino più amato, illuminati da un Sole che non “splenderà solo per noi” ma splende per tutti.
Più lenti, invece che “più veloci”, più dolcemente invece che “più rumorosamente”, Solo vero sentire è un disco che va consumato in modalità “slow” piuttosto che “fast”; il cui intento è quello di entrare nel nostro salotto immaginario in punta di piedi, per restare, sostare con noi e portarci con delicatezza altrove. Un disco che desidera renderci partecipi dell’ascolto e non solo spettatori di una scena che si svolge “lontano”, ma che sussurri al nostro orecchio sempre qualcosa che ci riguarda per primi, che parla da “noi e del nostro tempo”: quella che fa la poesia… ed è la poesia il motore principale dell’ispirazione di Solo vero sentire. In questo disco di Francesco Camattini, la maggior parte delle canzoni sono state ispirate dalle parole di poeti come N. Hikmet, D. Walcott, M. Cvetaeva e I. Andrić: “…minuscoli frammenti poetici di grandi artisti si sono moltiplicati, come per gemmazione disordinata, e sono divenuti immagini, creature autonome che hanno dato vita ad altrettante canzoni.”
La canzone Io vivo sull’acqua (arrangiata per pianoforte e quartetto d’archi dal giovane jazzista e pianista Alessandro Sgobbio) ne è un esempio: in una delle poesie contenute nella raccolta “Mappa del Nuovo Mondo” il poeta creolo Derek Walcott scrive: “Certe cose non le scegliamo noi, ma siamo quello che abbiamo fatto”. “L’idea che noi uomini siamo ciò che facciamo” – spiega Camattini – “e non ciò che diciamo o pensiamo e il nostro segno lasciato in vita è, in fondo, un solco concreto di “cose fatte”, mi ha colpito e ha ispirato questa canzone.”
Camattini in questo disco fa echeggiare anche la voce dello slavo Ivo Andrić, dalla sua raccolta Ex Ponto, che invece ha ispirato il brano Nulla si crea e Niente si distrugge. “Quella che descrive Andrić è una Terra in continua espansione, collegata da forze misteriose che ci attraversano e ci fanno “crescere, espandere, contrarre e morire”…sono forze spirituali, di cambiamento e rivoluzione.”
Questo acutissimo poeta ci rivela una terra sofferente e preconizza, in qualche modo, il cambiamento climatico attuale e la depredazione delle risorse attuata dalla spregiudicatezza dell’uomo, anche se Camattini ci tiene a sottolineare che “al di là di quello che suona come un monito per l’umanità, Andrić fa risplendere su tutti noi una forza benevola e muta: Il sole… e la speranza che il sole splenda sempre per qualcuno, per me, è un pensiero molto consolante”.
Nel brano RiTango, dove abbiamo il piacere di ascoltare l’incalzante ritmo della chitarra classica di Matteo Mela, non manca una fulminea e ironica citazione di una vecchia e nota canzone che ci rimanda a tempi di vecchie balere e atmosfere felliniane. Nello stesso solco, ma senza ironia e con grande gusto per la ri-attualizzazione della tradizione, Camattini canta un omaggio struggente rivisitando la canzone delle tradizione popolare La pastora: “Me la cantava sempre mio padre quando ero piccolo. Nonostante le parole semplici, la canzone ha una grande potenza narrativa e riesce a condensare in modo fulmineo e commovente la storia di una pastorella e del suo piccolo agnellino…”.
L’autore sembra ricercare una voce “autentica” rispetto a temi, come per esempio quello dell’amore, che rischiano di essere logorati da retoriche ormai vuote e lontane. Sembra che Camattini affermi la volontà di non voler cantare “facendo il verso ad altri” e in questa sua ricerca ci rende conto del perché questo nuovo lavoro s’intitola “Solo vero sentire”. “Ho sempre cantato alla ricerca di una mia voce autentica che non risulti “fasulla ed esteriore” ai miei ascoltatori: vorrei dare un minuscolo e sincero contributo alla lettura del nostro tempo, del mio essere nella contemporaneità con gioia e fatica.
Anche la musica e gli arrangiamenti “risentono” di questa scelta, così non abbiamo suonato “come avremmo dovuto” ma come “abbiamo sentito giusto”, cercando una strada – a tratti anche impervia – affinché anche la musica suonasse sincera”. Al disco hanno partecipato artisti del calibro di Matteo Mela (chitarra classica) e Roberto Bonati (contrabbasso), che vengono dal mondo della classica e del jazz, talenti emergenti come il pianista Alessandro Sgobbio e il violoncellista Gregorio Buti ma anche giovanissimi e promettenti artisti come Nicole Brandini (basso) e Edoardo Ponzi (batteria e percussioni).
Il disco è stato registrato presso lo storico studio Bunker di Rubiera (RE) e masterizzato presso lo studio Exchange di Londra.
Solo vero sentire è distribuito in Italia da Egea e si trova in tutti principali stores di musica digitale.
(Ufficio Stampa Carta da Musica)
Jonathan Giustini
Il video di RiTango: