Cos’hanno in comune Ulisse, Hermias Haile e Saamia Yusuf Omar? Un gruppo di giovanissimi attori e attrici, che ha riflettuto e lavorato sul tema della migrazione, ha tentato di rispondere a questa domanda con “La terra delle donne e degli uomini integri”.
Con la regia di Vincenzo Picone, i testi di Francesco Camattini, e le musiche di Alessandro Sgobbio e Leonardo Morini, lo spettacolo liberamente ispirato alla vita di Thomas Sankara (il giovane e brillante presidente del Burkina Faso brutalmente assassinato da una “congiura di palazzo”) mette in scena un “Ulisse contemporaneo” (che nell’opera è rappresentato da una coppia eroe-eroina: Maia e Khalil).Sulla scena, la finzione teatrale si mescola alle voci reali dei ragazzi e delle ragazze, “voci dal futuro” di giovani che gridano e parlano agli adulti e ai loro coetanei del presente, delle sue trasformazioni e delle sue contraddizioni.
A guidare tutto il percorso teatrale, che mette in scena una migrazione emblematica, una convinzione di fondo: “bisogna riconoscere a ognuno il diritto di raccontare la propria storia” (come in modo cristallino ci insegnano le parole del grande poeta palestinese Mahmud Darwish). Così, “La Terra delle donne e degli uomini integri” che è stato rappresentato il 17 e 18 ottobre scorsi presso la Fondazione Teatro Due di Parma: un’occasione per fare “memoria del presente” e scandagliarlo, alla ricerca delle sue contraddizioni e delle sue potenzialità; allo stesso tempo momento per predisporre uno spazio cittadino (reale e culturale) all’interno del quale hanno preso corpo quelle storie di chi non ha avuto l’opportunità di narrarsi, dando voce a coloro che sono stati “zittiti” dalla storia e da eventi “più grandi di loro”.
I componenti del giovanissimo collettivo di attori e attrici non professionisti, del Centro Interculturale di Parma, sono, “sulla carta” italiani e stranieri insieme, e vivono la complessità del tema trattato nell’opera in prima persona, a partire dal loro modo di auto-definirsi, affermando di non essere “italiani” ma più spesso “cittadini del mondo” o sostenendo di avere “identità multiple”.
Il gruppo teatrale è stato costituito grazie a un progetto promosso dall’associazione Kwa Dunia che da oltre vent’anni si occupa di educazione e formazione interculturale sul territorio. I giovani che hanno partecipato alla realizzazione dell’opera, “curiosi e appassionati ricercatori di verità” hanno avuto l’opportunità di lavorare con gli strumenti del teatro all’idea di una migrazione emblematica, guidati dal regista Vincenzo Picone e dal musicista Francesco Camattini (che è anche autore del testo dell’opera teatrale).
Nella realizzazione dell’opera sono stai coinvolti i giovani musicisti del Liceo Musicale A. Bertolucci, il gruppo musicale “Le Mine” e il Coro Giovanile Interliceale (diretto da Leonardo Morini). Questi giovani hanno avuto l’opportunità di confrontarsi con un contesto professionale lavorando a fianco dei musicisti Alessandro Sgobbio e Leonardo Morini, autori delle musiche originali dell’opera.
L’intero progetto promosso dall’associazione Kwa Dunia è stato realizzato grazie al sostegno di Fondazione Teatro Due, Liceo Musicale Bertolucci, Kuminda, Ottobre Africano, Centro Interculturale di Parma e il finanziamento dell’Otto per Mille della Tavola Valdese.
Quello che è andato in scena è stato, insomma, un teatro “politico” (ovvero che riguarda la polis) fatto da giovani che hanno riflettuto “concretamente” su un tema che riguarda noi tutti e che pone l’accento sulle relazioni tra cittadini e cittadine (tra chi è portatore di diritti e chi no) nella contemporaneità, relazioni messe in discussione dal grande fenomeno delle migrazioni che surriscaldano il Mediterraneo e la nostra convivenza.