Ieri ***, il giovane indiano che ho conosciuto l’anno scorso qui a Ginevra, mi ha chiesto: “cosa possiamo vedere qui, in Europa, con la mia famiglia?”. Mi ha spiazzato: “vuoi dire in Italia?” – volevo replicare – “oppure in Francia, o in Germania o…”. Ma non ho detto niente, solo: “Ti consiglio di visitare Roma, Parigi, Londra…gli Uffizi…”. (Non Firenze, ma proprio gli Uffizi!).Una settimana fa invece ero a casa di ***, una studentessa americana che, a sua volta, tira in ballo l’Europa come entità indivisa: “…in effetti, voi europei siete diversi da noi americani […] sai, l’Europa mi piace molto e vivrei soprattutto nel Nord…”. La stessa ragazza, che mi da lezione di inglese (poveretta ha un bel da fare con me!), mi fa leggere un estratto di Neither here nor there di un certo Bill Bryson, un americano che parla degli europei, delle nostre stranezze, del suo shock culturale quando è venuto per la prima volta in Europa dall’Iowa.
Queste sollecitazioni, questo essere considerato come europeo a pieno titolo da persone non europee mi ha colpito e per la prima volta, dopo aver attraversato la mia prima epifania europea, mi sono domandato: gli unici a non credere all’Europa siamo davvero noi europei?