Oggi è una giornata densa di emozioni: per questo voglio dedicare questa riflessione sulle società partecipate a Parma all’amico Giacomo Truffelli che ieri notte ci ha lasciati. Un uomo coraggioso, che ha vinto sulla brutalità del male che lo perseguitava con pazienza e sopportazione degne di una grande persona, di una grande anima. Giacomo mi ha insegnato molto, a lui devo il mio percorso di obiettore di coscienza e la nascita del mio impegno politico e sociale. Un affettuoso saluto.
La politologa francese Beatrice Hibou ne La privatisation des Etats (Khartala, Parigi 1999) già coglieva che la politica nel nostro millennio esercita il suo potere attraverso forme di governo indiretto. Il 13 Maggio 2011 in un articolo comparso sul Mondo, le fa idealmente da “sponda” Giulio Sapelli, docente di storia economica alla Statale di Milano (primo presidente di Transparency International) che avvisa: “al posto delle classiche bustarelle ci sono le consulenze regolarmente fatturate: queste consulenza proliferano proprio grazie al sistema della moltiplicazione delle s.p.a. private; […] il paradosso è che queste forme di corruzione sono computate nel PIL e contribuiscono ad accrescerlo”.
Cosa c’entra il sistema di partecipate di Parma con tutto ciò? Evidentemente molto. Chiunque abbia un po’ di pazienza – e ce ne vuole davvero molta – può constatare di persona quanto sia complesso il sistema delle società partecipate a Parma. Non cercherò di chiarire questo sistema, ma proverò a far emergere alcuni “blocchi” problematici che si incontrano di fronte a questi “mostri” giuridici/economici.
Prima di tutto sembra che Parma ne detenga il primato quantitativo in Emilia Romagna con 34 società partecipate dal Comune a vario titolo (chiedo scusa fin d’ora per le eventuali inesattezze: cercherò di essere preciso ma non è facile perchè i dati vengono da un collage di informazioni; inoltre non sono un giornalista ma un semplice cittadino in cerca di risposte o di buone domande)
[dal sito www.comuni-italiani.it potete notare alcuni confronti anche con altre città fuori dall’ Emilia Romagna]
Città |
Consorzi e Società partecipate |
Reggio Emilia | 15 |
Piacenza | 13 |
Modena | 20 |
Parma | 34 |
Ferrara | 18 |
Ravenna | 16 |
Forlì | 20 |
Rimini | 24 |
Bologna | 21 |
Verona | 13 |
Padova | 18 |
Milano | 19 |
Perugia | 19 |
Pescara | 10 |
Ma cosa fanno le partecipate? Vi faccio qualche esempio emerso da una conversazione informale con Carla Mantelli, presidentessa della Commisisone di Vigilanza sulle Società Partecipate del Comune di Parma.
Ci sono per esempio società di servizi pubblici locali finalizzate all’erogazione continuativa di servizi al cittadino, come T.E.P., partecipata al 50% dalla Provincia che gestisce il trasporto pubblico locale; oppure ci sono società di scopo come Parmabitare (partecipata da Comune, da 21 Comuni della Provincia e da 6 imprese private) che ha lo scopo di costruire 560 alloggi in Provincia (di cui 260 in città. Quando avrà compiuto l’opera si scioglierà. Ancora ci sono società come Parma Infrastrutture a cui il Comune sta conferendo tutto il suo patrimonio immobiliare.
Tralascio la partita dell’indebitamento di queste società, che ormai sembra arrivato a oltre 600 milioni di euro… nelle prossime ore vedremo se il Consiglio Comunale asserragliato (c’è un cordone di polizia e carabinieri che ne presidia il “buon andamento”) salverà STT conferendogli altri 16 milioni di euro per evitare fastidiose procedure di messa sotto tutela (insomma una sorta di fallimento!). Ricordo solo che sono denari dei cittadini!
Vorrei invece porre l’attenzione su un primo “blocco” problematico, vale a dire il numero di persone fisiche che compongono i CdA (Consigli di Amministrazione) di queste società e il numero dei revisori dei conti/collegi sindacali delle stesse. Vorrei essere smentito, tuttavia contando solo chi siede nei CdA si arriva ad un numero di 224 persone; per ciò che concerne i revisori/sindaci invece il numero è di circa 155; vale a dire che ci sono più o meno 379 persone – alcune di nomina comunale – che ricevono un gettone di presenza o il così detto compenso degli amministratori (a onor del vero non tutti ricevono un compenso).
Come sono state nominate tutte queste persone, chi le ha messe in condizione di svolgere quell’incarico, quanto lavorano effettivamente? Sopratutto: quanto percepiscono all’anno? Quanto – sull’attuale debito delle partecipate – hanno inciso i compensi agli amministratori?
Per ciò che concerne le persone fisiche di nomina pubblica il compenso è “in chiaro”, per gli altri invece bisognerebbe chiedere (ma a chi?) delucidazioni. Possibile che questi dati non siano pubblici? Siamo di fronte a soggetti/società che trasformano il territorio e sono il “prolungamento” della pubblica amminstrazione, eppure noi cittadini non abbiamo accesso ai dati; o per avere i dati dobbiamo fare salti mortali. Non dovrebbero essere dati accessibili di tutti?
Il compenso delle persone nominate dall’amministrazione comunale è pubblicato in modo trasparente sul sito del Comune di Parma (sito al quale tutti hanno accesso). Premetto che non intendo discutere sul se queste persone “meritino” il loro compenso, né mettere in discussione la loro onestà, tuttavia mi chiedo quale sia l’iter amministrativo attraverso il quale si perviene a queste nomine. Vorrei che fosse condiviso con la città, in totale trasparenza, vorrei che qualunque cittadino che ne avesse le competenze, potesse candidarsi e legittimamente aspirare a queste importanti e delicate cariche. Di seguito alcuni esempi (metto volutamente solo le iniziali dei consiglieri poiché non desidero fare un “tiro al bersaglio” con dati che –tra l’altro- sono assolutamente pubblici, ma perchè desidero evidenziare i nodi problematici di un “sistema”).
(http://www.servizi.comune.parma.it/societa/partecipazioni/aziendeView.asp?Codice=86&sType=anagra)
Ade s.p.a.:
C. P. in carica dal 23-03-2009 al 30-04-2012 compenso 30.374 euri
M. B. in carica dal 23-03-2009 al 30-04-2012 compenso 22.880 euri
Agenzia Parma Energia S.r.l.:
C. P. in carica dal 29.10.2010 al 30.04.2013 30.000 euri
Alfa s.p.a.:
M.G. in carica dal 23.12.2010 al 30-04-2013 45.000 euri
Potrebbe venire il sospetto, ma certo è solo un sospetto (forse sono troppo maligno), che ci sia una sorta di “disegno” e che si collochino, nella società partecipate persone vicino ai poteri forti, o in grado di avere un seguito “elettorale”, o di influenzare la città in qualche modo. Ma queste sono solo ipotesi. Certo non nascondo che la dichiarazione di un esponente dell’Udc -che ho letto su Polis qualche giorno fa- in cui si parlava di “ritirare i propri uomini dalla partecipate”… mi inquieta. Mi chiedo infatti: chi sta governando la città? Coloro che siedono negli scranni comunali o i loro “prolungamenti” che siedono nei vari CdA delle società che per un motivo o nell’altro stanno influenzando il presente ed il futuro della città? E lo influenzano sotto il profilo strettamente urbanistico ma anche sotto il profilo economico, poichè le partecipate lasceranno debiti anche ai nostri nipoti.
Cosa dobbiamo fare allora noi cittadini? Credo che dobbiamo cominciare a studiare, ad informarci, a pretendere chiarezza. Credo dobbiamo cominciare a riconquistare pacificamente e autorevolmente lo spazio pubblico (uno spazio di tutti, simmetrico e partecipato) quello che ci permette di ri-prendere la parola. Per questo dobbiamo ritrovarci e condividere le informazioni che abbiamo. Per esempio leggere insieme i nomi e i cognomi di chi siede nei CdA, capire cosa fanno e quanti denari prendono e chiedere all’amministrazione – se nominati da essa – delucidazioni in merito. Un semplice passo verso la costruzione collettiva di un laboratorio permanente “a cielo aperto” sui Beni Comuni, la vera grande sfida del futuro-presente.