Siamo la società del nulla. Vaghiamo dentro ad una immensa bolla di sapone.
Ogni società si esprime più o meno consapevolmente attraverso delle metafore. Una delle metafore più avanzate del nostro esistere è internet. Una cascata di codici binari che confinano con la nostra bolla di sapone. Tutti sono su internet; le pornodive, gli appelli umanitari, le case discografiche, le istruzioni per preparare la bourguignonne o una bomba fatta in casa, le foto agghiaccianti di omicidi efferati, i conti correnti, i pedofili, le aste per comprare, comprare, comprare, le pubblicità. Basta essere su internet per esistere, basta navigare. Basta così: un link per essere linkati ad un link che ci linkerà ad un sito pieno di link che rimandano ad altri link.
È angosciante. Possiamo chattare su internet, o scambiarci messaggi, senza l’ingombro della fisicità. Forse la nostra società ci vuole dire che il corpo un ingombro: così spesso malato, vecchio, usato, abusato, affamato, confuso, assetato, oltraggiato e mutilato, guardato.
Siamo diventati osceni a noi stessi?